Creo Ergo Sum: Riconnessione

Bentrovati, Amici dei Mostri.
Immagino che ormai quasi tutti voi siate rientrati alla quotidianità, dopo la pausa estiva.
Io indubbiamente invidio maggiormente chi va in vacanza in questo periodo, coloro che prendono e partono "fuori stagione": sarà la mia passione per tutto ciò che va contro corrente!
Qua in Fucina non si è mai praticamente staccato, e la fatica si è sentita tutta. Non è solo la fatica delle vacanze-non-fatte, ma anche quella di un anno lungo e faticoso che ancora deve giungere al termine. E' la fatica di diversi anni ormai, in cui ci si dedica anima e corpo e molto di più a rendere questo progetto sempre migliore.
Ho tuttavia trovato anche modo di riflettere un po' su me stessa e di pianificarmi qualche piccolo regalo gratificante, che mi aiuti a riconnettermi con tutto il mio potenziale. C'è un aspetto di questa mia professione, ad esempio, che è affascinante e terribile allo stesso tempo: la solitudine. La solitudine, che è un po' una caratteristica dei nostri tempi in verità, nel mio caso non è solo ideologica (la difficoltà di legare e confrontarsi su problemi concreti nel mio settore è molto frequente) ma anche molto concreta: sei sempre tu, da sola, che devi seguire ogni aspetto del tuo lavoro, e mentre frulli come una pallina impazzita, devi tenere anche alta la qualità delle tue performance. E' inevitabile che ogni tanto qualcosa si inceppi, e la solitudine non fa che peggiorare l'approccio a questi inceppamenti.
Diciamo la verità: spesso è una questione di orgoglio, orgoglio che guarda caso peggiora proprio per il fatto di essere da soli. Nessuno ti dà una pacca sulla spalla se fai tutto benissimo, e nessuno ti dice ok, ancora questa cosa non funziona, ma ci stai lavorando da dodici ore, ora basta, fermati, nutriti, riposati.
Essere seri e professionali sul proprio lavoro è indispensabile: è anche vero che quando si è da soli ci sono dei limiti che non possiamo valicare, dei ritmi che non possiamo sostenere per sempre. E dobbiamo accettarlo.
Il lavori creativi hanno a che fare con aspetti profondi e sensibili della nostra persona: sfiorano i nostri sogni, incrementano la nostra fantasia. Per persone come me la fantasia è spesso una soluzione: alla fatica, ai problemi, alle insoddisfazioni. Ma di fronte ad una grossa pressione, il rischio che l'aspetto "fantasioso" ci sconnetta da quello che dovrebbe essere il nostro lato più pratico e realistico è enorme. Con la capacità di immaginare non ci è stata purtroppo data la possibilità di trasformare-in -realtà, non per tutto. Riconnettersi quindi al nostro piano più pratico, al nostro io che ammette di aver bisogno di fermarsi e staccare, al nostro lato un po' ironico che ci ferma quando siamo sull'orlo della crisi, sfottendoci anche un po', è fondamentale.
Io ho deciso di regalarmi un corso per approfondire un po' di antica saggezza, e ritrovare le figure amiche che mi porto dentro, ascoltandole tutte. Sarà a sua volta una lezione per la gestione dei miei spazi, in cui mi prenderò un weekend libero solo per me, senza altri impegni se non me stessa. Come per ogni altra cosa che amiamo fare, se ogni tanto non ce ne allontaniamo finiamo per farcela nemica. E anche perché la fantasia non è un pozzo infinito: a volte bisogna trovare un modo per ricaricarla e prendersene cura, o rischia di lasciarci soli anche lei.
E poi c'è questa prima fresca frizzante arietta autunnale che mi mette di buon umore. Mi vedo già calata nelle atmosfere da me più amate, giù fino al cuore dell'inverno. Finalmente respiro. Finalmente non sudo, finalmente mi calmo. Finalmente sono io.