Non credo di stupirvi se vi racconto che sono una bambina cresciuta a pane e fate. Nessuno raccontava le fiabe come mia nonna, e le sue storie erano una delle ragioni per cui volevo restare a dormire da lei anche se viveva in un'altra città.
E' stata lei a trasmettermi l'amore per le creature fantastiche. Gli altri bambini avevano l'angelo custode, io la Fata Madrina. Le fate sono state anche la prima immagine di donna forte che ha messo seme nel mio cuore e nella mia fantasia. Le fate, più che le solite principesse, che prima o poi avevano giust'appunto bisogno di una fata per cavarsi dagli impicci.
Fata è solo uno dei tanti nomi che diamo a questi spiriti figli di antichissime tradizioni e culture, passati poi a personaggi di fiabe. E' la denominazione che accomuna soprattutto la tradizione italiana e francese, e viene dal termine latino fatae, ovvero "di creatura che presiede al Fato", o destino che dir si voglia. Fatae erano le Parche, oggi spesso identificate in un contesto più fosco.
Le fate sono invece passate nel nostro immaginario come creature sovrannaturali luminose, positive, protettrici, dotate di poteri e conoscenze antiche, presenti in tante tradizioni con caratteristiche diverse ma sempre di natura magica.
Parte di questo ricchissimo immaginario, che ho approfondito nel tempo con studi personali, è confluito nel background delle mie creature, e ritorna a vari livelli nel mondo fantastico che emerge dalla mia Fucina.
Nel momento in cui ho deciso di organizzare un piccolo evento a favore della Protezione Civile* in questo momento di emergenza, mi è venuto naturale pensare di proporre una creazione "fatata". Innanzi tutto per porre al di sopra di tutto un messaggio che veicolasse un senso di speciale tutela, per evocare una Fata Madrina collettiva in questa situazione così difficile, e a questa immagine aggiungere anche un tocco femminile speciale, magico e affascinante. La mia fata in questo caso è pure una fata di primavera: un inno alla rinascita che non coinvolga solo la natura e le stagioni ma anche tutta un'idea di umanità, che da questa pandemia deve potersi risollevare.
Il termine inglese per primavera, spring, si traduce anche come molla, balzo, scatto, ma anche fonte, sorgente, nascita, derivazione. E' una parola che dà l'idea di un'energica esplosione di vitalità, di un'origine della vita che si ripete e non si esaurisce. Collegata a un immaginario fatato crea il mio augurio perfetto per questo momento in cui aspettiamo di poter balzare, scorrere, rinascere. E quando accadrà, allora sì, sarà magia.
(So che il buon Cocciante mi perdonerebbe di aver in qualche modo evocato il titolo di una delle sue più famose canzoni a servizio del titolo di questo post. Spero lo farete anche voi)
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