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Dillo alle api - un racconto

  • Immagine del redattore: Simona
    Simona
  • 11 giu
  • Tempo di lettura: 5 min

Sono Simona, le mani, la mente e il cuore dietro al progetto Hic Sunt Monstra, e questo è il mio blog, dove vi parlo prevalentemente di artigianato e ispirazione. Scrivere è una mia grande passione, spero di riuscire a coinvolgervi nel mio lavoro e nel mio mondo anche tramite i miei post.



Gioiello con serpente e luna piena

Da anni sono innamorata della Luna, non solo della sua presenza fisica ma anche dei suoi riferimenti simbolici, della mitologia e di tutte le leggende di cui è protagonista.


E così, mentre quest'anno riporto tutta la magia delle Lune piene del folklore nel mio immaginario creativo, ho deciso di accompagnare ciascuna Luna piena con un racconto.


La Luna del Miele ci invita a distillare la nostra magia e a trasformare, come nel migliore dei processi alchemici, la nostra anima in qualcosa di vivo, dolce, inebriante e palpitante.


Un po' come fanno le api, che dal polline, e dalle loro capacità, producono il miele, cibo degli dei, e ingrediente fondamentale dell'idromele, una bevanda tipica di alcuni popoli che aveva anche una forte tradizione mitologica e rituale, dobbiamo essere parte attiva e magica della nostra stessa realizzazione.


Questa Luna, nota anche come Luna delle Fragole è l'ultima Luna piena di primavera, ed è già vicina all'energia dinamica dell'estate, al suo calore, alla sua abbondanza. È un periodo perfetto per la raccolta di erbe ma è anche una stagione ideale per aprirsi all'incontro, per esplorare le nostre ambizioni e i nostri bisogni, portarli alla luce, condividerli con chi ci nutre e ci apprezza, per creare collaborazioni ricche di amore e comprensione.


Approcciamoci quindi alla Meraviglia di questa stagione, godendo, inebriandoci e condividendo la nostra magia e il nostro appagamento personale. Impariamo a distillare le nostre gioie per farne un'energia che ci accompagni oltre i momenti vissuti e le persone incontrate.




© Simona Bonanni - giugno 2025



Vorrei distillare la felicità e berla a piccoli sorsi ogni volta che ne ho bisogno, si disse Elena, poggiando lo zaino sul letto del B&B.

Lo aveva scritto anche nel diario dei desideri che sua sorella le aveva regalato per il compleanno. E ora era lì: in un paesino remoto, a due ore da casa, un posto che sembrava fuori dallo spazio e dal tempo, sperando di poter raccogliere almeno i cocci di se stessa.


Dopo la fine di una storia, dopo anni di un lavoro che la prosciugava, dopo troppe mattine in cui si era svegliata sentendosi sbagliata, ora Elena voleva solo silenzio. Bosco. Cibo vero.

Ma non era solo quello il motivo per cui era salita fin lassù. Era soprattutto per quella che chiamavano la strìa: una donna che preparava infusi, unguenti e pozioni con miele ed erbe, e che in paese si diceva fosse una strega, detto con rispetto. Sarebbe stata la prima tappa di quel piccolo viaggio che aveva dedicato a se stessa.


Per arrivare dalla stria, in paese le indicarono una stradina in salita e una casa in legno che dominava dall'alto la piazza.

"Porta a sinistra," disse un vecchio con accento ruvido. "È lì che fa i suoi miracoli."

La parola "miracoli" prometteva benissimo.


Arrivata davanti all'edificio, Elena spinse la porta.

"Entra!" chiamò una voce da un'altra stanza. "Finisco qui e arrivo."

La bottega era davvero un rifugio incantato: scaffali di legno carichi di vasetti e bottiglie, fasci di erbe appesi ad essiccare, e un profumo che sembrava sciogliere i pensieri.

Mentre Elena vagava con lo sguardo in quell'incredibile posto, la stria comparve dal retro, asciugandosi le mani sul grembiule. Aveva lunghi capelli grigio-argento raccolti in una crocchia arruffata, vestiva comoda e informale. Non sembrava affatto una strega delle fiabe, eppure c’era qualcosa di decisamente speciale nei suoi occhi.


"Posso aiutare?" chiese la donna.

"Ho sentito parlare di te," rispose Elena. "La tua fama arriva fino in città."

La stria la fissava, in attesa di una spiegazione più precisa. "Io, sì, ecco... Ho bisogno... Vorrei qualcosa per stare meglio. Ho il fegato appesantito, mi sento sempre stanca... "

E sono in pena, avrebbe voluto aggiungere.


La donna la scrutò. Poi, con voce grave, disse:

"Oh, ma tu hai bisogno di molto di più, Elena."

Elena trasalì. Come sapeva il suo nome? Si era dimenticata della targhetta cucita sullo zaino. Che la donna l'avesse intravista?

"Forse," aggiunse la stria, "è il tuo cuore che chiede attenzione. Il tuo spirito. Hai bisogno di ricordare cosa vuoi davvero."


Sembrava che quella donna avesse già indovinato tutto. Era così evidente? Si chiese Elena

Di fronte a tale evidenza, qualcosa cedette dentro di lei. Le parole le uscirono di getto, come se quella donna avesse spalancato una porta sulla sua anima.

"Voglio distillare la felicità e berla a piccoli sorsi. Voglio vedere le fate. Voglio amare alla follia, viaggiare, vivere ogni giorno con tutta me stessa. E voglio essere più quello che ho sempre e solo dovuto. Voglio… voglio…"

Si fermò, ansimando. Ma che diamine stava dicendo?


Ma la stria annuì con dolcezza, senza far trapelare il minimo dubbio di fronte alle sue parole.

"Posso darti una pozione." Le rispose. "Ma dovrai berla tassativamente domani notte, alla luce della Luna Piena, in un luogo preciso che ti indicherò. Solo allora, solo lì."

Elena rise, incerta.

"Una pozione magica?"

Ma la stria era già sparita nel retro. Dopo qualche minuto tornò con una fiala color miele e una mappa disegnata a mano.

"Questa radura," disse, indicando un punto. "Sali dal paese, lungo questa strada. È ben segnata." Fece un pacchetto della fialetta e vi aggiunse la mappa. "Domani notte solamente. A te la scelta."

Ed Elena scelse.


La salita alla radura fu più dura del previsto, o forse Elena era fuori allenamento.

Ma la vista la ripagò di ogni fatica. La luce della luna piena rendeva tutto irreale. Si posava come un velo su un vecchio cerchio di pietre, sull'erba tenera e sulle punte degli alberi. Mentre le lucciole erano impegnate nella loro danza, dai boschi giungeva un vento gentile e i quieti rumori della Natura.

Elena lasciò vagare lo sguardo sulla valle, che si apriva davanti a lei come un regno dimenticato, per poi accorgersi che altre donne stavano salendo alla radura, quiete e quasi riverenti, Alcune portavano delle piccole lanterne. Altre dei cestini. Bisbigliando appena, piano piano che arrivavano, ciascuna  trovava il suo posto. Il suo raggio di luna.


Elena si sentì abbracciata da una forza antica e potente. E capì che era il momento di bere la sua pozione. Avrebbe davvero funzionato? Era davvero magica? La stappò, l'annusò. Forse era solo acqua, miele, qualcosa di alcolico, erbe.

Ripensò a tutte le volte in cui aveva provato a fare qualcosa per se stessa e poi aveva mollato perché... Per mille perché, nessuno dei quali importante per lei. Non sarebbe stato quell'intruglio a peggiorare la situazione. Lo buttò giù e si appoggiò ad una bella pietra solida e squadrata, come se fosse il più comodo dei divani.

D a lì fissò la Luna, gigantesca, immobile, attenta. Cominciò a sentirsi leggera come non le accadeva da tempo. Poi alle sue orecchie arrivò una musica, lieve e ritmata. Era un ricordo? Era un sogno? O era reale? Alcune donne si alzarono, iniziando a danzare in cerchio.

"Ma voi… siete le fate?" sussurrò Elena. Le donne le sorrisero. E le tesero la mano.


 

Elena spinse la porta di legno.

"Entra!" urlò la solita voce dall'altra stanza. "Arrivo."

E dopo poco la stria uscì dal suo antro segreto, asciugandosi le mani sul grembiule.

"Posso aiutare?" sorrise.

"Credo che tu lo abbia già fatto," rispose Elena.

La stria giunse la mani. "Ti ho solo ricordato quello che hai il potere di far accadere."

Elena penso che POTERE era una parola che non aveva mai considerato.

"Sto per partire. Posso avere una scorta di quella… magia?"

"Potrai distillarla tu, ogni volta che vorrai," disse la stria, con lo stesso tono di chi conosce ogni segreto al mondo. "La Luna. La natura. Te stessa. Hai già tutto quello che ti serve per fare la tua pozione magica. Ma se un giorno ti sembrerà di dimenticare, chiama luna, cerca le Fate. Dillo alle api. E ancora una volta capirai cosa puoi fare."



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