Ciao, sono Simona, le mani, la mente e il cuore dietro al progetto Hic Sunt Monstra, e questo è il mio blog, dove vi parlo prevalentemente di artigianato e ispirazione. Scrivere è una mia grande passione, spero di riuscire ad coinvolgervi nel mio lavoro anche tramite i miei post.
Abbiamo cominciato a parlarne da pochissimo tempo, a livello nazional popolare, e l'AI sta già diventando una realtà predominante in tantissimi aspetti del nostro lavoro e della nostra quotidianità.
Inevitabile per me - che anche come artigiana mi trovo spesso invitata ad utilizzare l'AI per rendere più performanti le mie prestazioni, soprattutto per i contenuti social e web - chiedersi a cosa ci porterà questa ennesima evoluzione.
I vantaggi promessi sono quelli di sempre: ottenere qualcosa più facilmente e a costi ridotti.
E poi c'è quella famosa questione dell'avere più tempo per noi stessi e per i nostri cari. Quest'ultima credo sia davvero la regina madre delle motivazioni, con la quale negli anni il marketing ci ha venduto letteralmente di tutto.
Perché diciamolo, il tempo è la nostra grande ossessione, e nonostante le numerose promesse che ad ogni nuova forma di progresso ci vengono fatte in merito, il nodo non è stato ancora sciolto. E anche questo è un aspetto da non sottovalutare.
Anzi, la sensazione è che ogni volta che guadagniamo più tempo grazie alla tecnologia, finiamo per restare prigionieri di nuove schiavitù. E questo meriterebbe un'analisi a parte.
Non voglio fare del bieco luddismo. Amo la tecnologia, ne ho sempre fatto un grande uso e sono fondamentalmente una persona molto curiosa.
Sento già nelle orecchie la voce di una mia carissima amica che dice "l'AI è solo uno strumento, è l'essere umano che lo usa a fare la differenza."
Appunto...
Forse davvero l'intelligenza artificiale ci rivoluzionerà in meglio la vita, farà tutto al posto nostro, permettendoci di incassare solo i profitti, senza fatiche. O forse si configurerà come l'ennesimo strumento nelle mani di chi ha soldi e potere, l'ennesima discriminante che deciderà cosa andrà avanti e cosa no. È purtroppo un aspetto da tenere in considerazione in un mondo sempre più "virtualizzato" e sempre più guidato da grossi colossi che fagocitano tutto. È ancora troppo presto per dirlo, possiamo solo ragionare in termini di esperienze analoghe.
E qui sento la voce di un'altra cara amica: "il mondo si evolve, Simo, i lavori cambiano, è la realtà dei fatti, o continueremmo a fare le cose come le facevano nel Medioevo!"
Ma certo. E, aggiungo: il progresso è una delle poche cose che non si fermano. Mi sento però in parte di condividere le paure e le incertezze di chi oggi vede inasprirsi la competizione e tremare la propria realtà professionale.
Tutti amano l'evoluzione, soprattutto coloro che non ne devono pagare direttamente il prezzo. È un aspetto spinoso, che in tutta onestà non possiamo lasciar fuori dai giochi.
Continuo a non voler tuonare contro l'intelligenza artificiale: voglio semmai fare appello ad un suo utilizzo consapevole e onesto.
Condivido con voi solo alcune riflessioni: chi oggi promuove particolarmente l'efficacia dell'AI, in ambiti non scientifici, sono persone che non fanno arte, ma che tutt'al più ci ruotano attorno: esperti di marketing, influencer, creatori di contenuti puri.
Per loro l'AI è uno strumento perfetto per potenziare i risultati con il minimo sforzo. E forse ancora non percepiscono quel sottile disagio dell'affidare le loro competenze a qualcosa di esterno che non sappiamo ancora bene cosa ne farà e come si evolverà di qui ai prossimi anni.
Ma chi conosce il lento, profondo e complesso processo dello scattare ed editare una foto, dello scrivere un testo, del realizzare un'illustrazione, di fare scelte stilistiche che vengono dal profondo e che a volte sono controcorrente, solo perché hai una visione che vuoi perseguire a tutti i costi, sa che quel disagio c'è. E che forse diventerà ogni giorno più grande.
I termini facile, veloce, redditizio fanno sempre gola.
Io ogni tanto ho il vizio di riflettere su cosa possa significare tutto questo desiderio di velocità e di facilità, e di capire se c'è ancora un futuro per le cose fatte lentamente e con amore, quelle anche un po' difficili, ma che ti lasciano in eredità delle importantissime lezioni.
Perché di solito facciamo velocemente le cose che non ci piacciono molto, ammettiamolo. E tutta questa spinta alla facilità denota a mio avviso un distaccamento dal vero e più profondo senso del creare: un confronto con noi stessi, con i nostri pregi, con le nostre unicità ma anche con i nostri limiti.
Con l'AI siamo potenzialmente tutti uguali, tutti bravi, tutti fruibili e vendibili allo stesso prezzo. Suonerà strano, ma questo non è sempre un vantaggio, anzi.
L'unica cosa che ci differenzia dalle macchine, per ora, è avere una coscienza, un'anima, ed è avere bisogno di nutrirla e affermarla.
È il bisogno di avere un messaggio da condividere.
Se l'indagine introspettiva che la creatività genera - anche quando la creatività è un lavoro - viene a mancare, viene a mancare anche lo spirito, il senso, lo scopo del nostro cammino come esseri umani.
L'arte diventa mero prodotto.
Condizionato da richieste di mercato.
Deciso ai piani alti, da chi guadagna dai nostri gesti e dalle nostre scelte.
L'intelligenza artificiale si sta affacciando al mondo come una grossa potenzialità, ma la responsabilità di gestirla è tutta nelle nostre mani, e non possiamo fare finta di nulla.
È quella responsabilità che deve scuoterci, e non l'idea di dover scegliere tassativamente tra usare o non usare l'AI.
Nel frattempo io confido in tutte quelle anime sensibili e ribelli, quelle capaci di continuare a "fare arte" dal profondo, anche se questo gesto dovesse un giorno diventare il più inutile o obsoleto al mondo.
Forse non serve, ma resto vigile.
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