La Rosa e la Luna Piena - un racconto
- Simona
- 6 giorni fa
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Sono Simona, le mani, la mente e il cuore dietro al progetto Hic Sunt Monstra, e questo è il mio blog, dove vi parlo prevalentemente di artigianato e ispirazione. Scrivere è una mia grande passione, spero di riuscire a coinvolgervi nel mio lavoro e nel mio mondo anche tramite i miei post.

Da anni sono innamorata della Luna, non solo della sua presenza fisica ma anche dei suoi riferimenti simbolici, della mitologia e di tutte le leggende di cui è protagonista.
E così, mentre quest'anno riporto tutta la magia delle Lune piene del folklore nel mio immaginario creativo, ho deciso di accompagnare ciascuna Luna piena con un racconto.
La Luna piena dei Fiori è un culmine di vitalità e di energie. È la Natura che vive il suo massimo trionfo, il momento in cui tutte le promesse trovano la loro spinta e la loro realizzazione.
In un perfetto equilibrio tra soddisfazioni del corpo e nutrimento dell'anima, questa Luna Piena è materna e vigorosa, e ci ricorda l'importanza dell'amore che tutto abbraccia e che tutto fa rinascere.
Così come i fiori si aprono al calore della primavera e manifestano la loro bellezza, anche noi siamo chiamate ad abbracciare con forza il nostro splendore, a rivelarci per ciò che siamo e a nutrire la nostra parte migliore, perché diventi l'unica chiave con cui esprimiamo noi stesse.
Mai come in questo momento la connessione con la terra e la Natura è forte. Un legame con la materia che diventa anche veicolo di valori e di Meraviglia per lo spirito. Cogliamo ogni attimo scintillante e celebriamolo: perché anche noi ne siamo parte viva.
© Simona Bonanni - maggio 2025
In un giardino nascosto, dimenticato dagli uomini, cresceva un cespuglio di rose.
Ogni bocciolo era più bello e più grande dell'altro. Ai primi tepori di maggio ciascun fiore schiudeva i suoi petali, in una gara di vellutato splendore.
Se solo occhio umano avesse potuto ammirare quelle corolle carnose, più di un cuore avrebbe sospirato. La loro bellezza, nella rugiada del mattino, era pari a quella di un gioiello: tanti piccoli brillanti appoggiati su frammenti di tessuto profumato.
Solo un bocciolo non si schiuse alle promesse della primavera, né alle carezze del giorno. Un bocciolo piccolo, un po' nascosto. I suoi petali restavano chiusi, come palpebre in attesa di un sogno. Come una vergine custode di un antico segreto.
Non si curava del calore del sole, degli insetti, dei canti nell'aria. Forse era una rosa timida. Magari difettosa. Forse i suoi petali erano anonimi e stropicciati. Di un brutto colore.
Gli altri fiori cominciarono a coprirla. Non per dispetto o incuria. Ma perché la loro fioritura era gloriosa e potente, e si prendeva tutto io spazio che voleva.
Arrivò infine la notte di Luna Piena.
Bagnato da raggi argentati di maggio, il giardino sembrava quasi vibrare di una strana magia.
La Luna, satolla e benigna, volse il suo sguardo in basso: amava ammirare quel mondo rigoglioso alla luce della sua massima energia - sfolgorante ma delicata - capace di accarezzare ogni dettaglio senza bruciarlo (a differenza del Sole), esaltando il mistero di ogni vita e di ogni cuore.
Con dita curiose, la Luna stuzzicò erbe, animali, insetti, fiori. Passò lieve sul cespuglio di rose, ammirando la sensualità di ogni corolla schiusa al piacere della stagione. Con la sua voce sussurrò e cantò alle radici e alla linfa la pienezza di quel momento perfetto.
Finché un vento leggero spostò i fiori, rivelando il bocciolo nascosto.
La Luna lo fissò, incuriosita.
"E tu, perché resti chiuso?" chiese quasi a se stessa.
"Non ho il coraggio di rivelare il mio segreto" rispose il bocciolo. " Le mie sorelle sono troppo vivaci, la luce del giorno è troppo forte. Io sto bene nell’ombra, dove posso celebrare me stessa in silenzio."
La Luna sorrise.
"Se ti chiedessi un dono, ti apriresti per me? La notte è tiepida e fresca, il mio tocco è leggero, e io amo le cose segrete. Amo i misteri, e tutto ciò che il giorno non comprende."
Espresso il suo desiderio, la Luna bisbigliò tra i petali del piccolo bocciolo qualcosa che solo loro due compresero.
E il bocciolo si aprì, rivelando la sua rosa.
Non era difettosa, Né insignificante. Anzi, aveva un colore unico, mai visto prima in quel giardino. Se gli altri fiori erano velluto pregiato, lei era seta pura, luccicante di umidità come un cielo di stelle. Il suo fresco profumo inebriò ogni vita, anche quelle più addormentate, che in quel momento sognarono un paradiso che non avevano mai visto prima.
"Grazie" disse la Luna alla Rosa. "Grazie di essere nata sotto i miei occhi. Ti chiamerò mia figlia prediletta, perché solo per me hai spalancato il tuo segreto. Non per essere colta, né ammirata, né per essere una rosa tra le tante, ma per celebrare te stessa. Ricorda: nessuna fioritura è inutile, nessuna fioritura è mai troppo tardi. Io che viaggio nei cieli e osservo la vita da tempo immemore, lo so: ogni meraviglia sboccia quando è il suo momento."
Da allora ogni anno il misterioso bocciolo aspettava la Luna Piena per spalancarsi al mondo. Coraggiosa e resiliente, attendeva il suo momento. E la Luna aspettava sua figlia, per raccontarsi a vicenda mille altri segreti.
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