Il grano della Luna - un racconto
- Simona
- 8 ago
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 7 set
Sono Simona, le mani, la mente e il cuore dietro al progetto Hic Sunt Monstra, e questo è il mio blog, dove vi parlo prevalentemente di artigianato e ispirazione. Scrivere è una mia grande passione, spero di riuscire a coinvolgervi nel mio lavoro e nel mio mondo anche tramite i miei post.

Da anni sono innamorata della Luna, non solo della sua presenza fisica ma anche dei suoi riferimenti simbolici, della mitologia e di tutte le leggende di cui è protagonista.
E così, mentre quest'anno riporto tutta la magia delle Lune piene del folklore nel mio immaginario creativo, ho deciso di accompagnare ciascuna Luna piena con un racconto.
La Luna Piena del Grano è un richiamo alla nostra idea di abbondanza, intesa come come ultimo passaggio di un lungo processo che ci vede impegnate in modo concreto e attivo nella realizzazione dei nostri desideri. In questo immaginario la metafora del campo è perfetta per raccontare come funziona la nostra evoluzione umana e spirituale: dalla preparazione del campo, alla semina, alla cura attenta della crescita e dello sviluppo di quanto seminato, arriviamo al raccolto, che, metaforicamente parlando, dev'essere consapevolmente effettuato e pienamente goduto.
Questa Luna Piena ci ricorda che questo è il momento di godere di ciò che abbiamo realizzato, sapendo che l’estate è al culmine e che presto inizierà la discesa verso l’autunno. È un invito al carpe diem, alla consapevolezza che ogni fine porta con sé un inizio.
Come i cereali, che nutrono oggi e contengono già il seme del domani, anche i nostri sogni e traguardi sono cibo per il presente e promessa di futuro. Non dobbiamo dimenticare di onorarli e di condividerli, e poi di rigenerarci e prepararci a nuovi cicli con gratitudine, coraggio e un pizzico di magia.
Quello che raccogliamo in questa stagione è il risultato del nostro impegno, del nostro talento e della nostra tenacia: merita di essere celebrato. Anche fermandosi. Perché il riposo è un seme di rinascita. Così mentre la terra lentamente si riaccoglie nel proprio grembo, noi possiamo offrire alla nostra mente e al nostro corpo l’occasione di esplorare spazi diversi e ritmi più gentili. Le chiamiamo vacanze, un momento che custodisce un antico senso di un tempo sospeso: un varco prezioso in cui ricaricarsi, respirare e sognare.
© Simona Bonanni - agosto 2025
Quando la Luna era particolarmente impegnata nelle sue attività e magie, tre sorelle di un piccolo villaggio andavano a darle una mano per tenere in ordine il suo regno.
Un giorno la Luna le prese da parte e disse loro:
"Siete sempre tanto care e presenti. Mi aiutate quando anch’io, che sono la Luna, non riesco a occuparmi di tutto. Voglio farvi un regalo: chiedetemi ciò che volete!"
La prima sorella non ebbe alcun dubbio:
"Voglio uno scrigno pieno di oro e pietre preziose!"
Non fece in tempo a finire la frase che subito, tra le mani, le apparve un tesoro colmo di pietre preziose, pepite d’oro e gioielli di valore. La ragazza si mise subito a contarli, immaginando quanto sarebbe cambiata la sua vita da quel momento.
Anche la sorella di mezzo era molto sicura.
"Voglio un uomo bello e intelligente che mi sposi. Non ricco, ma benestante. Una persona pratica e concreta, che mi faccia vivere serenamente e senza dovermi spezzare la schiena."
Senza rendersene conto, la ragazza si ritrovò nella piazza del suo paese. Un giovane straniero era appena giunto dalla strada principale e stava legando il suo cavallo a un recinto.
"Buongiorno, fanciulla. Sono appena arrivato in cerca di lavoro e fortuna. Conoscete una locanda dove possa alloggiare per i primi tempi?"
Fu amore a prima vista.
La Luna guardò infine la sorella più piccola, che sembrava esitare.
"E tu cosa vuoi? Non desideri nulla?"
"Non so, cara Luna, davvero non mi manca niente. Mi sento già ricca come una regina e fortunata come una fata: ho un tetto sulla testa, affetti, intelligenza, bellezza e buona salute. Ma la vita è strana e spesso si ribalta. Vorrei allora dei chicchi di grano che crescano ovunque, che non si ammalino mai e che diano spighe su spighe, sempre."
"Che strana richiesta", disse la Luna. Ma, come aveva fatto con le altre sorelle, accontentò anche lei. L’ultima sorella si ritrovò con un sacchetto di semi tra le mani.
"Questo è il grano migliore che ci sia", le disse la Luna. "La magia di farlo crescere, però, verrà da te."
E così, le tre sorelle si godettero i loro doni.
La prima divenne la donna più ricca del paese. Si costruì un palazzo, lo arredò con opulenza, stipò i suoi armadi di vestiti eleganti. Ma era anche avida, tranne quando si trattava di spendere per sé stessa. Presto rimase sola, perché temeva sempre che chi le stava vicino lo facesse solo per interesse.
La seconda sorella viveva una vita tranquilla, senza dover lavorare, perché il marito provvedeva a tutto. Ma la sua praticità lo teneva spesso lontano da casa, impegnato sempre in nuovi affari. La moglie cresceva i figli, ma si sentiva apatica, senza uno scopo, e soprattutto dipendente da un uomo che non le faceva mancare il necessario, pur lasciandole poco spazio per altro. La sua vita, così sicura e ordinata, all’improvviso divenne vuota e faticosa.
La terza sorella si era trasferita in un piccolo cottage. Ogni anno seminava il suo campo, che produceva un grano incredibilmente forte, con enormi chicchi sempre perfettamente maturi. Quando le piante erano pronte per la mietitura, chiamava in aiuto alcuni ragazzi e ragazze del villaggio. Finito il lavoro, divideva con loro il guadagno e cenavano assieme nell’aia dietro casa.
Il suo grano era così abbondante che la ragazza riusciva a venderne l’eccesso al mugnaio del paese, e i fornai di tutta la zona facevano il pane con la sua farina.
Si faceva un gran parlare di lei in tutta la regione.
Da tempo, però, la giovane non vedeva più le sue sorelle. Così decise di invitarle alla sua mietitura. Le due donne andarono, incuriosite da ciò che avevano sentito dire.
Giunte al cottage, trovarono un gran numero di persone già al lavoro.
La sorella le abbracciò.
"Venite", disse loro. "Passiamo assieme questa giornata di festa!"
"Festa?" disse la maggiore. "Le feste sono un’altra cosa, come quelle che davo io, piene di musica, cibo ricercato e begli abiti! Mi spiace, ma questa non fa proprio per me."
In effetti la donna era arrivata vestita in modo impeccabile, con scarpe pregiate e carica di gioielli.
Anche la sorella di mezzo storse il naso.
"Non sono venuta qui per lavorare e spezzarmi la schiena. Mio marito non me lo permetterebbe mai: mi vuole bella dritta e con le mani morbide."
Ma la più piccola sorrise.
"Non dovete fare niente, sorelle care, solo condividere il mio piacere di avervi qui dopo tanto tempo. Sedetevi e aspettate il cibo."
Stese per loro della stoffa pulita all’ombra di un grande albero, perché stessero comode e al fresco, senza sporcarsi. Portò da mangiare e bere, e raccontò della sua vita così piena, presentando via via gli amici e le amiche che ogni anno condividevano il suo abbondante raccolto. Le due donne si sciolsero: parlarono, ballarono, bevvero e mangiarono. E per una serata si scordarono dei loro pensieri.
Quando fu il momento di salutarsi, le sorelle maggiori chiesero alla più giovane:
"Perché fai tutto questo? Perché condividi il tuo raccolto con queste persone? Perché lavori tanto, quando potresti vendere i semi e vivere di rendita?"
La ragazza sorrise: "Ogni desiderio va curato perché possa realizzarsi. Non sono i semi, ma è la mia magia che li fa crescere. Ogni abbondanza va condivisa: solo quando la condividi ti accorgi di quanto sia grande."
Quella notte la Luna splendeva piena, tanto sulle due sorelle maggiori, in pena per i loro crucci, quanto sulla più piccola, che nel suo letto riposava e sognava. Una persona, tra quelle che l’avevano aiutata nel raccolto, aveva cominciato a occupare un posto speciale nel suo cuore. Le sembrava che le riservasse un sorriso particolare. L’indomani avrebbe preparato per lui un pane prelibato, con la prima farina della stagione, noci e rosmarino. Poi avrebbe aspettato che l’amore facesse il resto.
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