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Chiamami strega - un racconto

  • Immagine del redattore: Simona
    Simona
  • 7 ott
  • Tempo di lettura: 4 min

Sono Simona, le mani, la mente e il cuore dietro al progetto Hic Sunt Monstra, e questo è il mio blog, dove vi parlo prevalentemente di artigianato e ispirazione. Scrivere è una mia grande passione, spero di riuscire a coinvolgervi nel mio lavoro e nel mio mondo anche tramite i miei post.



Gioiello con serpente e luna piena

Da anni sono innamorata della Luna, non solo della sua presenza fisica ma anche dei suoi riferimenti simbolici, della mitologia e di tutte le leggende di cui è protagonista.


E così, mentre quest'anno riporto tutta la magia delle Lune piene del folklore nel mio immaginario creativo, ho deciso di accompagnare ciascuna Luna piena con un racconto.


La Luna Piena del Sangue (nota anche come Luna delle Foglie cadenti o Luna Rossa), è la luna più autenticamente autunnale. Ci invita a raccogliere le ultime energie prima dell’inverno, a contemplare la sua bellezza intensa e, infine, a scendere – come Persefone – nel grembo della terra, dove impariamo a prenderci cura di noi stesse e delle nostre ombre, in attesa del tempo della rinascita.


È una Luna di passaggi e di contrasti: luce e oscurità, abbondanza e scarsità, gioia e raccolta. In molte culture segnava la fine dell’estate e l’inizio di un nuovo ciclo, quasi fosse un Capodanno naturale. Si ringraziava per i frutti maturi e ci si preparava a un periodo più intimo, silenzioso e interiore.


Il suo messaggio è un richiamo a custodire ciò che conta, a lasciare andare i fantasmi che ci trattengono e a seminare sogni che avranno bisogno di tempo e oscurità per germogliare. La discesa nel buio non è perdita, ma rigenerazione: è lì che ci confrontiamo con noi stesse, che troviamo la forza di cambiare e di crescere.


La Luna del Sangue ci introduce anche alle celebrazioni di fine mese legate al culto dei morti, festività dense di significati. Non è questa la sede per approfondirli, ma ai fini di questa Luna basti ricordare che aprono un dialogo con il passato, con i nostri antenati e persino con le nostre ferite. È un tempo di risanamento, di guarigione e di riconciliazione con i legami e le radici che ci nutrono, quelle che, nel silenzio della terra, crescono e dal buio portano forza alla luce.


Le radici, in questo senso, non sono soltanto quelle della natura: sono i retaggi familiari, le connessioni che intessiamo con gli altri, le storie e le appartenenze che scegliamo. Ed è proprio da lì, da ciò che scende in profondità, che nasce la possibilità di fiorire di nuovo.



© Simona Bonanni - ottobre 2025




La Luna è piena e illumina i tetti del villaggio. All’improvviso, tutto ciò che sento dentro sembra trovare conferma nel mondo là fuori. Ricordo chi sono.


L’aria della notte porta con sé il profumo di legna e di mele mature. Il rumore delle foglie secche racconta una vecchia fiaba, insieme all’odore del fuoco e della nebbia che sale dalla valle. Nessuno sa che, quando l’ombra del campanile si allunga sul bosco, io smetto di essere una qualunque. Non chiamarmi per nome, stanotte. La Luna mi chiama “Strega”.


Cammino tra i campi come hanno fatto mia madre, mia nonna e le donne prima di loro. Ci hanno chiamate streghe per paura della nostra forza. Io lo dico a voce alta: chiamami strega, sarà il mio trionfo.


Succede ogni anno. Ogni Luna piena d’ottobre, la mia ombra si stacca da me e danza libera tra gli alberi. Nessuno la vede, se non chi porta dentro di sé lo stesso segreto. È così che ho riconosciuto le mie sorelle: donne di incantesimi e di verità troppo a lungo nascoste. Chiamaci streghe.


Ogni ottobre rinnovo il mio patto. Dicono che questa Luna piena apra passaggi tra i mondi. Io l’ho scoperto nel riflesso di uno stagno, quando il mio volto ha smesso di somigliarmi e i miei occhi hanno brillato come brace. Quella notte ho smesso di temere il mio destino. Quella notte ho detto: “Sono una strega.”


La Luna non giudica mai. Né chi sei, né le tue scelte. Mi ha insegnato che ogni donna porta un’oscurità luminosa. Quando la guardo, so che mi ascolta e, in quel silenzio, sento le sue parole: “Non temere ciò che sei. Lascia che ti chiamino strega.”


Se vai nel bosco da sola, allora sei strega. Se scegli invece di essere scelta, allora sei strega. Se parli, invece di ascoltare, certamente sei una strega.

Sei una strega se sei tutto ciò che agli altri non piace. Se fai tutto ciò che loro non vogliono. Ma più ti costringono, e più tu sei strega.


Adesso lo accetto, non mi nascondo. Non sono più io che devo fuggire, ma chi rifiuta di vedere il perché dietro ogni cosa: in una foglia secca come nella voce del vento o nel ritmo della terra. Chi non comprende che l’unica aridità da temere è quella del cuore. E che la vita è un incanto che dobbiamo imparare a intessere. Come fanno le streghe.


Mi siedo ai piedi di un albero e guardo le stelle. Resterò qui finché l’alba non darà il cambio alla notte. In questo silenzio non sarò mai sola. Dal presente, dal passato, dal domani le voci mi parlano. Tu le senti? Se sì, allora è evidente: sei strega anche tu.




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