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La Luna e il Lupo - un racconto

Simona

Sono Simona, le mani, la mente e il cuore dietro al progetto Hic Sunt Monstra, e questo è il mio blog, dove vi parlo prevalentemente di artigianato e ispirazione. Scrivere è una mia grande passione, spero di riuscire a coinvolgervi nel mio lavoro e nel mio mondo anche tramite i miei post.



Gioiello con serpente e luna piena

Da anni sono innamorata della Luna, non solo della sua presenza fisica ma anche dei suoi riferimenti simbolici, della mitologia e di tutte le leggende di cui è protagonista.


E così, mentre quest'anno riporto tutta la magia delle Lune piene del folklore nel mio immaginario creativo, ho deciso di accompagnare ciascuna Luna piena con un racconto.


La Luna del Lupo è tra le mie preferite, perché trovo che queste due figure si corrispondano come uno specchio. Entrambe evocano un senso di unicità e solitudine, entrambe hanno però anche una forte connotazione tribale.

La Luna è infatti antico simbolo della nostra dimensione di appartenenza, grazie ai suoi cicli ci connette alla grande famiglia della Natura, e ci ricorda che la vita è partecipazione ad un insieme più grande.

Il Lupo, a sua volta, ha un forte impatto immaginifico quando è solitario, ma è di fatto un animale che vive in branco, con rigide regole di sopravvivenza.


Ho immaginato un racconto in cui la Luna svela al Lupo la sua dimensione collettiva.

Omaggio così la Luna come maestra di strade che abbiamo già dentro, ma che, come il Lupo, dobbiamo solo riscoprire.



© Simona Bonanni - gennaio 2025



"Nel cuore dell'inverno sarebbe bello avere una tribù", pensò il Lupo Solitario, osservando le ombre lunghe degli alberi sulla neve candida.


Il gelo lo mordeva attraverso la pelliccia, il vento gli riempiva la testa con la sua voce stridente, e il mondo sembrava ridursi al buio del bosco. Ma il Lupo sapeva dove andare. C’era una radura da cui, almeno, poteva parlare alla Luna Piena.


Non che lei rispondesse. E cosa mai avrebbe potuto dirgli?

Algida e gonfia, più sola di lui – che almeno poteva cercare, muoversi, immergersi nel bosco e annusare la vita.

Ma la Luna lo ascoltava, e quello era l’unico momento in cui il Lupo sentiva di poter raccontare a qualcuno i suoi sogni.


Raggiunse un punto in cui la luce della Luna tagliava il buio in un cerchio perfetto. Si fermò, alzò il muso e le dedicò il suo canto, aspro e appassionato.


Non era mai successo prima. La Luna sembrò vibrare, tremando come un corpo colto dal freddo. E di freddo quella notte ce n’era davvero tanto.

La voce del Lupo si incrinò, piena di dolore e tenerezza.

Allora la Luna parlò.


"Che cerchi, Lupo? Cos’è questo pianto?"

"Oh, Luna. Nessun pianto. È il gelo che mi morde la pelle. È il vento che si ruba il mio canto."

"Non dirmi bugie. Io sento ciò che dici oltre il rumore dell’inverno. Io vedo ciò che porti nel cuore."

"Non porto nulla nel cuore, Luna. Come te, io sono solo. Ed è quella la mia forza."


La Luna rise. Una risata lieve, cristallina, che scosse le cime degli alberi e placò il vento. Il Lupo sentì quella risata fino alla radice di ogni pelo della sua pelliccia.


"Ti sembro forse sola, io? Ho le stelle accanto a me, la foresta sotto di me. La Natura danza con me ai ritmi delle stagioni. Gli animali sentono la mia voce, le acque dei mari si muovono al mio comando. Ho chi mi adora, chi mi cerca, chi mi chiama. E ho te, che ogni mese vieni a cantarmi una canzone. Non sono affatto sola."


Il Lupo abbassò il capo, vergognandosi. Guardò le orme lasciate nella neve, che raccontavano il suo viaggio solitario fino a lì.

"Vorrei qualcuno con cui correre," mormorò, quasi tra sé.


La Luna annuì. E fu come un breve tremolio nella sua luce.

"Certi desideri meritano di essere urlati," disse.

Il Lupo sollevò lo sguardo, esitante. Poi, con un ringhio deciso, ripeté:

"Voglio qualcuno con cui correre."

La Luna si fece più luminosa.

"È solo questo il desiderio che hai nel cuore? È più forte quello del vento che cerca di cancellarlo!"

Il Lupo si rannicchiò, ma solo per un istante. Poi distese il corpo, teso come una corda, il muso rivolto verso il cielo.

"Voglio correre con qualcuno!"  ululò.


Il vento tacque all’improvviso, e nella valle il suo desiderio risuonò come un’onda, riecheggiando più volte. Poi il silenzio. Il Lupo rimase immobile, quasi prostrato dallo sforzo. Ma, poco dopo, tese un orecchio. Cos’era quel suono? Sembrava che la voce del suo stesso desiderio stesse tornando indietro, da qualche punto lontano della valle. Ancora. E ancora.


"Certe notti i desideri si realizzano," disse la Luna.

Il Lupo capì che non era più solo. Altri lupi avevano ascoltato il suo richiamo e volevano correre con lui.

Ma come trovarli?

"Segui la loro voce," gli suggerì la Luna. "Io farò luce per te finché non li avrai trovati. E se ti perdi, grida di nuovo con tutta la forza che hai nel cuore: saranno loro a trovare te."


Fu così che il Lupo Solitario trovò la sua tribù. Ma ogni mese tornava alla radura della Luna, da solo, per cercare ancora la sua luce. E ogni volta cantava, per dirle grazie: per ricordarsi che di quella luce faceva parte anche lui.






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